Espropriazione per pubblica utilità – Le ultime sentenze

Chi è tenuto al pagamento delle indennità di espropriazione?

Nelle due sentenze sotto riportate la Corte di cassazione ritorna sul tema del soggetto obbligato al pagamento dell’indennità di espropriazione, evidenziando alcuni principi:

• Il soggetto obbligato al pagamento è il beneficiario dell’esproprio
• Il concessionario dell’opera risulta sottoposto a solidarietà passiva solo in caso di delega traslativa
• La delega traslativa non può risultare da accordi interni, ma deve derivare da una norma di legge o da un provvedimento amministrativo a rilevanza esterna.

Cassazione civile, sez. I , 12/09/2022 , n. 26803
In tema di indennità spettante ai sensi dell’ art. 44 d.P.R. n. 327/2001 , è tenuto al pagamento di tale indennità l’ente espropriante, che sia anche beneficiario dell’espropriazione, e non anche il concessionario dell’opera pubblica, che abbia stipulato una convenzione non traslativa con il concedente, il quale risulti delegato al compimento degli atti espropriativi senza alcuna espressa assunzione con efficacia esterna degli obblighi indennitari, a prescindere da quanto concordato tra concedente e cessionario nella convenzione, che non influisce sui rapporti con i soggetti estranei alla convenzione stessa.

Cassazione civile , sez. I , 26/05/2022 , n. 17058
In tema di espropriazione per pubblica utilità, il soggetto legittimato al pagamento dell’indennità di occupazione e di esproprio va generalmente individuato nell’ente beneficiario dell’espropriazione, risultante dal decreto ablativo, salvo che dallo stesso decreto non emerga che il compito di procedere all’acquisizione delle aree e di curare le procedure espropriative, agendo in nome proprio, sia stato affidato ad altri enti, con accollo dei relativi oneri, senza che a tal fine risulti sufficiente un mero accordo interno, occorrendo, invece, una norma di legge o un provvedimento amministrativo a rilevanza esterna. Ne deriva che, ove sia stipulata una convenzione che comporti la mera delega del concessionario al compimento di atti della procedura ablativa in nome e per conto del delegante, non sussiste alcuna solidarietà passiva del delegato, restando il beneficiario l’unico soggetto obbligato al pagamento delle indennità e legittimato a resistere in caso di opposizione alla stima.

Reiterazione dei vincoli espropriativi: Particolari obblighi motivazionali in capo alla pubblica amministrazione

Consiglio di Stato , sez. IV , 05/07/2022 , n. 5609
La reiterazione dei vincoli urbanistici scaduti preordinati all’esproprio, di cui all’art. 9, d.P.R. n. 327 del 2001, non può disporsi senza svolgere una specifica indagine concreta relativa alle singole aree finalizzata a modulare e considerare le differenti esigenze, pubbliche e private, in quanto l’amministrazione nel reiterare i vincoli scaduti, è tenuta ad accertare che l’interesse pubblico sia ancora attuale e non possa essere soddisfatto con soluzioni alternative e deve indicare le concrete iniziative assunte o di prossima attuazione per soddisfarlo, nonché disporre l’accantonamento delle somme necessarie per il pagamento dell’indennità di espropriazione, per cui l’obbligo di motivazione in materia di reiterazione dei vincoli urbanistici scaduti sussiste anche quando la reiterazione del vincolo sia disposta in occasione dell’adozione di variante generale al piano regolatore generale.

La notifica del decreto di esproprio determina perdita del possesso? È una questione da sezioni unite...

Cassazione civile , sez. II , 20/06/2022 , n. 19758
Occorre rimettere gli atti al Primo Presidente affinché valuti di investire le Sezioni Unite per la soluzione del contrasto giurisprudenziale circa effetti conseguenti all’intervento del procedimento espropriativo di un bene e, in particolare, alla questione se in tal caso viene a verificarsi in modo automatico la condizione del costituto possessorio in favore dell’ente espropriante e, quindi, la perdita dell’animus possidendi in capo all’occupante, o se – invece – il possesso continui ugualmente a permanere in capo all’occupante con la possibilità dell’acquisto del diritto di proprietà sul bene a titolo di usucapione al maturare dei vent’anni continuativi.

L'esproprio di azienda: Il differente trattamento tra azienda agricola ed azienda commerciale

La Corte di Cassazione, nelle due sentenze riportate, conferma la differenza di trattamento nel caso di esproprio di azienda agricole ed aziende commerciali. Nel caso di aziende agricole, infatti, in base a quanto previsto dall’art. 40 dpr 327/2001, ove vi sia un esproprio parziale di bene unitario nella determinazione del valore complementare deve tenersi conto anche al pregiudizio dell’azienda che compensi i maggiori oneri aziendali. Ma se ad essere espropriata è una azienda commerciale, l’indennità di espropriata è una azienda commerciale l’indennizzo non può superare il valore dei beni e non può quindi comprendere anche la perdita di avviamento aziendale.

Cassazione civile , sez. I , 18/05/2022 , n. 16074
Nei casi di espropriazione parziale la liquidazione dell’indennità è commisurata alla differenza tra il giusto prezzo dell’immobile prima dell’esproprio ed il giusto prezzo della parte residua dopo l’esproprio stesso, dovendo, in specie, tenersi conto oltre che del valore della porzione ablata, anche del decremento della parte di fondo residuata all’espropriazione, ragion per cui, per i suoli agricoli, è riconosciuta l’attribuzione di un valore complementare, che, nel caso di esercizio di azienda agricola, compensa anche i maggiori oneri di conduzione aziendale, in quanto la legge introduce quale componente essenziale dell’indennità anche il ristoro del pregiudizio subito dall’azienda.

Cassazione civile , sez. I , 31/05/2022 , n. 17564
L’indennità di espropriazione è unica ed, essendo destinata a tener luogo del bene espropriato, non può superare in nessun caso il valore che esso presenta in considerazione della sua concreta destinazione; il termine di riferimento per la sua determinazione è rappresentato dal valore di mercato del bene, quale gli deriva dalle sue caratteristiche naturali, economiche e giuridiche, e soprattutto dal criterio previsto dalla legge per apprezzarle, non anche dal reale pregiudizio che il proprietario (o altro titolare di un minore diritto di godimento) risentano come effetto dal non potere ulteriormente svolgere, mediante l’uso dello stesso immobile, la precedente attività; ne consegue che, estinto il diritto di proprietà, ove risulti impedito, sul luogo, l’ulteriore svolgimento dell’impresa, che utilizzava l’immobile per fornire i propri servizi, l’espropriazione non si estende al diritto dell’imprenditore su di essi, né all’azienda da quest’ultimo organizzata.

L'indennità di occupazione di urgenza ex art. 22 BIS va calcolata anche sulla perdita di valore della porzione residua di cui all'art 33 DPR 327/2001

La Corte di Cassazione torna a ribadire la natura unitaria dell’indennità di espropriazione e pertanto l’indennità di occupazione di urgenza si calcola sull’indennità complessiva, comprensiva anche della svalutazione della porzione residua del bene.

Cassazione civile , sez. I , 23/05/2022 , n. 16528
In tema di espropriazione parziale per pubblica utilità, una volta accertata l’unità funzionale tra la parte espropriata e quella rimasta in proprietà del privato e la negativa incidenza del distacco della prima dalla seconda, l’indennità di occupazione legittima è correttamente determinata in misura percentuale rispetto alle somme astrattamente dovute a titolo di indennità di esproprio, ivi comprese quelle imputabili al deprezzamento delle porzioni residue dell’immobile rimaste nella giuridica disponibilità del proprietario, anche se non sono divenute di fatto inutilizzabili a causa della realizzazione dell’opera pubblica.

La stima dell'identità deve tenere conto dell'identità fisica e urbanistica del bene

La Corte di Cassazione torna a ribadire il principio ormai più volte affermato, prendendo come caso di specie quello di un fondo dotato di soprassuoli arborei tali da determinare un particolare valore del fondo in relazione alle specifiche condizioni di sicurezza, utilità e amenità che il soprassuolo conferisce al fondo.

Cassazione civile , sez. I , 09/05/2022 , n. 14680
In tema di espropriazione per pubblica utilità, l’evoluzione del sistema indennitario, a seguito degli interventi della Corte costituzionale, con le sentenze n. 348 e 349 del 24 ottobre 2007 e n. 181 dell’11 giugno 2011, nonché delle sollecitazioni provenienti dalla giurisprudenza della cedu , agganciando indissolubilmente l’indennizzo espropriativo al valore venale del bene, comporta che, ai fini della determinazione dell’indennità di esproprio, per suoli che, quale ne sia la destinazione, dispongano di un soprassuolo arboreo idoneo a conferire particolari condizioni di sicurezza, utilità e amenità, deve tenersi conto dell’aumento di valore di cui il suolo viene a beneficiare, assumendo rilievo ciò che contribuisce a connotarne l’identità fisica e urbanistica.

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Approfondimenti -> Decreto di esproprio

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