L’occupazione illegittima
Si parla di occupazione illegittima in ogni caso in cui il procedimento di esproprio sia viziato da gravi irregolarità, ivi compreso il caso in cui l’ente pubblico abbia occupato e costruito l’opera su un suolo privato in assenza di qualunque procedura espropriativa in atto.
Prima dell’approvazione del T.U. Espropri la Giurisprudenza aveva sancito da un lato l’irrevocabile acquisizione al patrimonio pubblico del suolo e del bene ivi costruito, dall’altro il diritto all’integrale ristoro dei danni subiti a favore del proprietario del bene illegittimamente occupato ed acquisito.
Tale ricostruzione in un secondo momento superata dalla stessa giurisprudenza, era stata tuttavia di fatto recepita dall’art. 43 D.p.r. 327/2001 il quale sostanzialmente prevedeva la possibilità di atti espropriativi in sanatoria. L’articolo è stato quindi dichiarato illegittimo costituzionalmente con la sentenza 293/2010. Una norma analoga è stata inserita con l’approvazione nel 2011 dell’art. 42 bis.
In base a quanto previsto dall’art. 42 bis Testo Unico Espropri, il proprietario pertanto potrà chiedere:
- La restituzione dei beni occupati illegittimamente, con demolizione delle opere e rimissione in pristino dello stato dei luoghi, oltre al risarcimento del danno per l’occupazione illegittima.
- L’ente pubblico potrà tuttavia procedere ad una sorte di sanatoria dell’abuso compiuto, riconoscendo al proprietà una indennità di esproprio pari al valore venale del bene al momento dell’emissione del provvedimento sanante. L’ente pubblico dovrà poi pagare, a titolo di risarcimento del danno per illegittima occupazione, un interesse pari al 5% annuo per ogni anni di illegittima occupazione. Tali somme andranno quindi maggiorate del 10% a titolo di risarcimento del danno extracontrattuale.
Stante il carattere di illecito permanente dell’occupazione illegittima, la Giurisprudenza ritiene non sussistere termini di prescrizione: il diritto del proprietario potrà pertanto essere fatto valere anche a distanza di molto tempo. La pubblica amministrazione non può neppure richiedere l’usucapione del bene. Competente è il Tar in caso di atti espropriativi viziati da illegittimità. Sarà invece competente il tribunale ordinario in caso di occupazione condotta in assenza di atti espropriativi.
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