L’indennità aggiuntiva a favore dei coltivatori diretti
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In questo articolo trattiamo la situazione dell’indennità aggiuntiva che spetta ai coltivatori diretti, siano essi proprietari oppure affittuari del bene. Il testo unico esproprio, infatti, prevede una speciale indennità aggiuntiva nei casi in cui appunto l’esproprio riguardi un terreno che sia coltivato da un coltivatore professionale.
Il presupposto: coltivazione professionale
Presupposto primo, infatti, per il riconoscimento dell’indennità aggiuntiva è che il terreno sia appunto coltivato da chi professionalmente svolge l’attività di coltivatore, sia in forma individuale sia eventualmente in forma di società di persone. Perché viene richiesta dalla legge la sussistenza di questo presupposto? Perché l’indennità aggiuntiva va a compensare la perdita di un’occasione lavorativa. Il terreno, infatti, che sia coltivato professionalmente ha un valore non soltanto in quanto proprietà immobiliare, ma in quanto occasione di lavoro, mezzo di lavoro del coltivatore. Se quindi il coltivatore diretto perde un terreno, non perde semplicemente una proprietà immobiliare, ma perde anche parte della sua attività lavorativa e quindi è evidente che subisce un danno maggiore rispetto a chi abbia quel terreno magari a finalità di mero investimento o comunque lasci quel terreno incolto.
Come si calcola l’indennità aggiuntiva a favore del coltivatore?
Per compensare questa perdita di valore, questa perdita di occasione lavorativa, il Testo Unico Espropri prevede appunto la possibilità di riconoscere un’indennità aggiuntiva. Tale indennità aggiuntiva viene calcolata in base a quelli che sono i valori agricoli medi (VAM) del terreno: si deve quindi verificare dove si trovi il terreno e quale sia la coltura in atto. Quindi il valore dell’indennità si desume dalle tabelle dei valori che vengono redatte annualmente dalla Commissione Provinciale sulla base di una ricognizione statistica dei prezzi di vendita dei terreni.
Ogni zona comunale, quindi è divisa in base alle singole tipologie di coltivazione e ad ogni categoria viene riconosciuto un valore agricolo medio al mq.
Per determinare l’importo complessivo dell’indennità aggiuntiva basterà pertanto moltiplicare il VAM trovato per i mq espropriati.
Coltivazione del proprietario e coltivazione dell’affittuario
La stessa indennità spetta sia quando il terreno sia coltivato direttamente dal proprietario, sia quando il terreno sia dato in affitto a un coltivatore diretto che esercita tale lavoro per professione. In questo secondo caso però, la legge richiede un ulteriore requisito oltre alla conduzione professionale del fondo, cioè richiede che sussista un contratto di locazione regolarmente registrato da almeno un anno prima della dichiarazione di pubblica utilità. Questo, evidentemente, per far sì che non sussista la possibilità di contratti di locazione costituiti esclusivamente a scopo frodatorio.
Come si chiede l’indennità aggiuntiva?
Occorre precisare che l’ente espropriante non è tenuto a fare accertamenti sulla sussistenza dei presupposti per il riconoscimento dell’indennità, quindi il coltivatore diretto o l’imprenditore agricolo, tanto più se affittuario, non riceverà nessuna comunicazione ufficiale da parte dell’ente espropriante. È quindi il soggetto che ritiene di potere essere beneficiario dell’indennità che deve farsi parte attiva presentando un’apposita domanda di liquidazione della somma all’ente espropriante.
L’indennità aggiuntiva spetta anche alle società?
La recente giurisprudenza sembra escludere che l’indennità aggiuntiva possa essere riconosciuta anche alle società di capitali (spa, srl) in quanto ritiene non sussistente il presupposto dell’indennità quale corrispettivo della perdita di un’occasione di lavoro. Per una società di capitale, un terreno è comunque una forma di investimento, mentre per una società di persone il terreno costituisce occasione di lavoro. Quindi soltanto nel caso di società di persone, oltre ovviamente alla conduzione individuale, tale indennità può essere riconosciuta.
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